Mezzelune cacio e pepe con vastedda del Belice fusa

Roma porta il carattere ruvido, deciso della cacio e pepe. La Sicilia ci mette la dolcezza, la fusione e il cuore filante della Vastedda del Belice, unico formaggio a pasta filata DOP da latte ovino.

Difficoltà: Media

Costo: Medio

Ingredienti per 4 persone

Per la pasta all’uovo (mezzelune):

  • 200 g di farina 00
  • 100 g di semola rimacinata di grano duro
  • 3 uova grandi (categoria A)
  • 1 cucchiaino di olio EVO
  • 1 pizzico di sale fino

Per il ripieno:

  • 100 g di pecorino romano grattugiato fresco
  • 2 cucchiaini di pepe nero in grani, tostato e macinato
  • 1 cucchiaio di acqua tiepida
  • 50 g di ricotta di pecora (per ammorbidire la farcia)

Per il condimento:

  • 150 g di Vastedda del Belice a fettine
  • 1 mestolo di acqua di cottura
  • Olio extravergine di oliva
  • Altro pepe nero macinato fresco

Quando due territori forti si incontrano, il risultato è potente

Un piatto che gioca con le texture, con il sale, con la cremosità e la croccantezza.
Una pasta ripiena che non ha paura di essere decisa, ma elegante. Rustica, ma complessa.

Ecco come farla bene, da zero, a casa. Senza scorciatoie. Pasta fatta a mano, farcia calibrata, fuso perfetto. Non serve essere chef stellati, basta seguire ogni dettaglio con rispetto.

Pasta fatta a mano: niente impasti molli, serve corpo

  1. Setaccia le farine su una spianatoia

Fai la classica fontana, rompi le uova al centro, aggiungi olio e sale.

  1. Impasta per almeno 10 minuti

Vuoi un impasto elastico ma compatto, non molle. Quando lo tocchi, deve “resistere”, non cedere.

  1. Avvolgi nella pellicola

Lascialo riposare almeno 30 minuti a temperatura ambiente. È questo che rilassa il glutine e rende la pasta lavorabile.

Come si fa un ripieno cacio e pepe che non esplode

  1. Tosta leggermente il pepe in padella (2 minuti)

Non deve bruciare, solo aprire gli aromi. Poi pestalo in un mortaio o macinalo grosso.

  1. In una ciotola, unisci:
  • Pecorino
  • Ricotta (serve a legare e a rendere il tutto più gestibile)
  • Acqua tiepida a filo, fino ad avere una crema densa
  • Pepe tostato

Risultato: crema sapida, profumata, non liquida. Se cola, non funziona. Deve stare al centro della mezza luna, ferma.

Stesura, farcitura, chiusura: ogni dettaglio conta

  1. Tira la pasta con la sfogliatrice

Arriva al penultimo spessore, deve essere sottile ma resistente. Spolvera con semola tra i passaggi.

  1. Taglia dei dischi di 8 cm

Puoi usare un coppapasta o un bicchiere. Metti un cucchiaino scarso di ripieno al centro.

  1. Bagna i bordi con poca acqua

Chiudi a mezza luna, premendo bene prima con le dita, poi con i rebbi della forchetta o sigillando a mano.
Non lasciare aria dentro. Se c’è aria, in acqua scoppiano.

Cottura perfetta: non solo “butta la pasta”

  • Acqua salata in abbondanza, ma non salatissima (il ripieno è già sapido)
  • Cuoci per 3–4 minuti da bollore
  • Scola con delicatezza con schiumarola, non nello scolapasta

Metti da parte un po’ d’acqua di cottura. Ti servirà per la fusione della Vastedda.

La Vastedda: come farla fondere senza rovinarla

La Vastedda non è mozzarella. Non è pecorino fuso. È una pasta filata delicata che fonde in modo sottile e setoso, ma non sopporta calore diretto troppo alto.

Procedura:

  1. In una padella larga, metti un filo d’olio EVO
  2. Aggiungi le fettine sottili di Vastedda
  3. Versa un mestolino di acqua di cottura bollente
  4. Copri subito con coperchio e spegni il fuoco
  5. In 1 minuto, la Vastedda diventa una crema filante profumata

A questo punto, tuffaci dentro le mezzelune, falle saltare dolcemente, con un altro pizzico di pepe.

Impiattamento: sobrio, ma d’impatto

  • Base: cucchiaio di Vastedda fusa
  • Sopra: 4 o 5 mezzelune disposte in cerchio
  • Finitura: pepe nero macinato fresco, gocce d’olio EVO, scorza di limone grattugiata (opzionale)

No prezzemolo. No panna. No porcata moderna.

Questo piatto è già perfetto così. La forza sta nella fusione precisa di tre elementi: pasta, pecorino, Vastedda.

Abbinamenti consigliati

Vino:

  • Catarratto fermo: equilibrio tra acidità e mineralità
  • Grillo barricato: leggero tocco boisée che accompagna la Vastedda
  • Frappato leggero: se vuoi un rosso con freschezza e sapidità

Pane:

Non serve. Ma se proprio vuoi, grissini lunghi artigianali con olio evo e pepe nero in superficie.

Varianti serie

Con scorza d’arancia grattugiata:

Aggiunge un tocco agrumato che amplifica il contrasto col formaggio

Con gocce di miele di castagno:

Per chi vuole osare con il dolce-salato

Con crema di ceci come base:

Per servire il piatto su una crema tiepida, profonda, che richiama il territorio e arricchisce la texture

Errori da non fare

  • Pasta troppo spessa → mezzelune gommose
  • Farcia liquida → si aprono in acqua
  • Vastedda scaldata troppo → si straccia e diventa granulosa
  • Acqua salata come per spaghetti → troppo sale nel piatto
  • Aggiungere panna o burro → tradimento della ricetta

Conclusione: il meglio di due mondi in un morso

Le mezzelune cacio e pepe con Vastedda del Belice sono un patto di ferro tra Roma e Sicilia.
Un piatto che sa unire la potenza del Lazio con l’eleganza del sud-ovest siciliano, creando una combinazione che non chiede il permesso a nessuno.

È un primo che parla con voce alta, ma lo fa con tecnica, con rispetto degli ingredienti, con fusione perfetta tra culture gastronomiche.

Se sai farlo, non hai più bisogno di un menu da ristorante. Hai un assaggio di sud, di centro, di profondità e tradizione, nello stesso piatto.

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